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La storia di Francesca e Bart: da randagio a cane da soccorso

di Redazione Quattrozampe

La storia di Francesca e Bart

Oggi vi raccontiamo la storia della nostra amica Francesca e del suo cane Bart che, da cane randagio, è diventato un cane da unità cinofila di soccorso. Un percorso che, attraverso la creazione del rapporto tra cane e padrone, attraverso il gioco e lo sport ha portato questo cane a riacquistare la fiducia negli uomini, dopo il tanto dolore provato.

Quando vidi la foto di Bart, un Australian Shepherd, mi colpì subito. Contattai le volontarie le quali però mi dissero che Bart era in preadozione. Ci rimasi male perché quel cane mi aveva davvero colpito. C’era qualcosa nel suo sguardo; non ci pensai più per qualche giorno, quando mi ricontattano le volontarie: il cane era tornato indietro, per problemi di “aggressività”.

Iniziamo una lunga serie di contattti e telefonate, specialmente con l’allora responsabile del Rescue che, con professionalità, volle sapere che vita avrebbe fatto il cane. Si informo sulla mia vita, non per sapere gli affari miei ma per vedere se effettivamente Bart era il cane per me e sopratutto se io ero adatta a lui. Finalmente ci mettiamo d’accordo per la staffetta e la responsabile del canile che teneva particolarmente alla storia di Bart, me lo portò fino a Livorno perché, giustamente, voleva vedere a chi andava il cane, proprio per i problemi che si erano riscontrati con la prima esperienza di pre-adozione.

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Appena lo vidi: una nuvola di pelo, con lo sguardo un po’ perso e melanconico, mi chinai, mi lasciai annusare  poi il guinzaglio passò dalle mani della responsabile del canile alle mie. Iniziammo a parlare e mi raccontò la storia del cane: era stato trovato che vagava randagio per la città, ferito; in canile aveva dimostrato aggressività sul cibo e nel caso in cui lo si toccava in alcuni punti del corpo. Caricammo il cane in macchina e per l’oretta che ci separava da casa lui dormì tranquillo nella mia macchina: iniziava una nuova vita, sapevo che non sarebbe stato facile ma mi ero ripromessa di affrontare i problemi uno alla volta…

Il giorno dopo andammo a passeggiare , già in casa avevo notato subito un certo attaccamento da parte sua per cui decisi di stringere un patto con lui, eravamo nel bosco e gli dissi: “Io ti lascio libero, qui non ti mancherà nulla e vivrai in libertà…”. Il cane non si scostò mai da me per tutta la passeggiata se non per annusare qua e là. Nei giorni che seguirono ci affiatammo sempre di più, piano piano si iniziò a fidare di me e a farsi spazzolare, toccare ovunque senza problemi e mi domandai quante ne doveva aver passate. Era ferito nel corpo e quelle ferite stavano guarendo ma ancora di più nell’anima. Mese dopo mese andava sempre meglio, nel frattempo, siccome già ero in protezione civile e mi stavo allenando per diventare unità cinofila da soccorso con l’altro mio cane, provai anche con lui ma sembrava che Bart non fosse interessato per cui me lo portavo dietro a cavallo e facevamo lunghe passeggiate.

Poi arrivò la svolta: un corso di scent game, una disciplina in cui il cane deve trovare delle essenze nascoste, un po’ come se fosse un cane poliziotto. Iniziò a usare il naso e più lo usava e più si apriva e acquisiva una nuova fiducia in se stesso. Fortunata coincidenza a questo corso, conoscemmo il nostro futuro istruttore e iniziammo con lui un corso di un anno, lontano dalla nostra città, un corso da unità cinofile da soccorso.

Durante questo corso Bart imparò a discriminare gli odori “umani”, imparò ad “andare a caccia di umani” nel bosco ma imparò anche in campo a fidarsi delle persone, lavorammo molto sulla socializzazione e capì che le mani degli uomini non sono solo fatte per picchiare. Il suo sguardo da melanconico e spento divenne luminoso e attivo, mi iniziò a chiedere a gran voce di “lavorare” sia in ricerca che in obbidienza, un cane che non era abituato a giocare capì che era divertente giocare con la sua umana.

Bart era cambiato: ora è un cane sereno e due settimane fa abbiamo raggiunto insieme un brevetto operativo di ricerca dispersi in superficie e quel dono speciale che è il suo olfatto spero possa salvare una vita, un giorno. Questi cani chiedono solo un’occasione, non è stato facile, c’è stato un percorso educativo e in contemporanea addestrativo, bisogna rispettare i loro tempi di apprendimento e fare i conti con il passato ma quello che ti danno è unico e prezioso. La loro fiducia e il loro sguardo felice: un randagio prima, un cane del canile poi, e adesso un cane da soccorso. Un diamante grezzo che aspettava solo che qualcuno gli desse un’opportunità e un occasione di riscatto.

Io, il mio diamante l’ho trovato ma ce ne sono tanti altri che aspettano: vorrei che questa storia dimostrasse che attraverso il creazione del rapporto, con il gioco, con lo sport approciato come recupero comportamentale, il recupero è possibile e non c’è davvero niente che non si possa raggiungere insieme“.

di Francesca Brandani
Unità cinofila da Soccorso – Istruttrice di Scent Game A.n.s.g.- Educatrice cinofila ed edicolante – La Spezia

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