Dottori pelosi, esperti di Pet-Therapy
Abbiamo già parlato del reparto pediatrico dell’ospedale Meyer di Firenze e dei suoi incredibili dottori a quattro zampe, Budino, Muffin e Cannella. Vediamo ora come funziona il lavoro dei “dottori” e che importanza ha per pazienti e ospiti.
Pet therapy preziosa in tutte le fasi
“La pet therapy è preziosa in tutte le fasi: durante l’attesa per ridurre l’ansia, durante la visita o l’intervento vero e proprio per stornare l’attenzione del bambino e, a seduta conclusa, per gratificarlo, come rinforzo positivo per il ‘coraggio’ dimostrato”, ci spiega Roberta D’Avenia, responsabile dell’ambulatorio. E non solo: i quattro zampe hanno anche insospettabili virtù didattiche: “Per il bambino il ‘nostro’ Budino, capace di aprire la bocca anche ‘a comando’ diventa un modello da imitare: vedendo il cane che spalanca la bocca, i piccoli pazienti, anche se spaventati, sono meno restii ad aprire la loro”.
Ogni area dell’ospedale ha il suo cane
Francesca Mugnai, presidente di Antropozoa che da oltre quindici anni si occupa di pet therapy a tempo pieno, lo sa bene: “Abbiamo negli anni costruito un modello Meyer-Antropozoa: ogni luogo dell’ospedale ha il ‘suo’ cane d’elezione, integrando le qualità e le potenzialità dell’animale con le caratteristiche del reparto e dei bambini che vi vengono curati”. E quando in ospedale, a fianco a quelli con i camici, ci sono anche gli “operatori pelosi”, si innesca un fortunato meccanismo: “I cani della pet therapy fanno anche da catalizzatore sociale ”, prosegue Francesca, “intorno all’animale, infatti, non si attiva solo il bambino, e cioè il paziente, ma tutta la famiglia: ognuno di questi attori, in quell’incontro, costruisce qualcosa”.
Crescono nuovo legami
E così nascono legami nuovi, si gettano ponti che creano dialogo ed entrano in relazione tra loro bambini e famiglie (magari vicini di stanza) che fino a quel momento si erano ignorati. Per chi, come Antropozoa, di questo mestiere ha fatto un modello di riferimento per la pet therapy, è un vero successo.
Valore terapeutico dell’animale

di Benedetta Strappi
foto Giulia Righi
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