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Leishmaniosi nel cane: conoscerla per evitarla

di Redazione Quattrozampe

Leishmaniosi nel cane: conoscerla per evitarla

La primavera è alle porte, aumentano le temperature e il tempo all’aria aperta e la Leishmaniosi – malattia infettiva che si trasmette attraverso la puntura di un piccolo insetto, chiamato flebotomo (o pappatacio) – torna a imporsi sulla scena. Msd Animal Health ha lanciato una campagna informativa sulla leishmaniosi per sensibilizzare e comunicare ai pet owner le migliori pratiche per prevenire questa malattia.

Cos’è la Leishmaniosi?

La Leishmaniosi è una malattia infettiva che colpisce principalmente i cani, ma che può essere trasmessa anche all’uomo, causata da un protozoo parassita che si trasmette al cane attraverso la puntura del flebotomo.

Il flebotomo, più comunemente chiamato pappatacio, è un piccolo insetto che funge da vettore del parassita. Una volta punto da un pappatacio infetto, il cane (anche nel caso in cui non manifesti i sintomi della Leishmaniosi) rimarrà per sempre portatore, e quindi serbatoio, dell’infezione in grado di infettare altri cani e, in alcuni casi, anche l’uomo, non in modo diretto, ma sempre attraverso la puntura del flebotomo.

Leishmaniosi nel cane: conoscerla per evitarla

Come riconoscerla nei cani e cosa fare

Sebbene non tutti i cani infetti manifestino sempre la malattia, si possono osservare alcuni segni clinici: il dimagrimento dell’animale, la stancabilità, la forfora sul pelo, la perdita di pelo, la crescita abnorme delle unghie, la comparsa di sangue dal naso e l’ingrossamento dei linfonodi. Nei casi più gravi, anche nefropatia che può trasformarsi in insufficienza renale cronica e quindi portare alla morte del cane o all’uveite (perdita della vista).

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Gaetano Oliva, professore ordinario di clinica medica veterinaria all’università di Napoli”]La lotta alla diffusione di una malattia si fonda su due principali fattori: la protezione dal contatto col flebotomo, responsabile dell’infezione, e la vaccinazione. In Italia esistono due vaccini in commercio che però non sono sufficienti. Anche i cani vaccinati, infatti, possono restare un serbatoio attivo per gli insetti vettori e, pertanto, anch’essi devono essere sempre protetti con farmaci che impediscano la puntura dei pappataci. Quindi è necessario combinare il vaccino con strumenti “no feeding” o “anti-feeding” di provata efficacia, ovvero prodotti veterinari per uso topico, che impediscono l’alimentazione dei flebotomi. L’obiettivo è evitare il contatto tra l’insetto e il cane e questi prodotti offrono una percentuale di protezione superiore al 90%. In più, è importante avere l’accortezza di tenere il cane al coperto, specie di notte, periodo in cui i pappataci sono attivi, e usare barriere fisiche come zanzariere a maglie fitte.[/penci_blockquote]

Inoltre, sono consigliabili delle visite semestrali dal proprio veterinario.

Come si manifesta e ricadute sulla salute dell’uomo

Luigi Gradoni, direttore del reparto di malattie trasmesse da vettori del dipartimento di malattie infettive (Iss), ci assicura che non esiste rischio dal punto di vista della convivenza cane-uomo. Inoltre, nell’uomo quasi sempre l’infezione risulta del tutto asintomatica e solo in una piccola parte della popolazione si manifesta la malattia.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Luigi Gradoni, direttore del reparto di malattie trasmesse da vettori del dipartimento di malattie infettive”]Sebbene non si conoscano i fattori certi che predispongono alla malattia, è dimostrato che bambini e soggetti immunodepressi siano più a rischio del resto della popolazione. [/penci_blockquote]

Se il cane, che sia solo infettato o che abbia sviluppato la malattia, tende a non guarire mai, nell’uomo il trattamento terapeutico si è dimostrato altamente efficace nel 98% dei casi e la diagnosi precoce permette di curare i pazienti in pochi giorni.

Leishmaniosi nel cane: conoscerla per evitarla

In Italia, ci sono zone più a rischio di altre?

Non esistono zone a rischio zero: i flebotomi si diffondono anche in quelle prima non favorevoli, come il Nord Italia o le aree prealpine e per tutto l’anno, specie nelle zone che hanno sempre temperature miti.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Fabrizio Vitale, responsabile del centro di referenza nazionale per le leishmaniosi”]L’intero nostro paese è ormai ‘a rischio’, a eccezione di alcune aree montane. Storicamente, in Italia la Leishmania ha aree endemiche localizzate per lo più nelle zone costiere tirreniche (Sicilia, Campania, Toscana nel Grossetano, Liguria) e altre zone ad endemia sporadica. Anche l’Europa non fa eccezione.[/penci_blockquote]

Più cani infetti che malati

La prevenzione è fondamentale, sia nei cani sani, per proteggerli dall’infezione, sia nei cani già infetti o malati per ridurre/controllare la diffusione del parassita ad altri cani o all’uomo.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Gaetano Oliva, professore ordinario di clinica medica veterinaria all’università di Napoli”]Entrambi sono dei ‘serbatoi’: quando l’infezione è attecchita, anche se il cane non esprime i segni della malattia dal punto di vista clinico, sarà comunque un serbatoio del parassita. Ciò significa che se gli insetti pungono il cane, possono assumere il parassita e trasmetterlo ad altri cani o all’uomo. Dai dati oggi disponibili, emerge che la percentuale dei cani infetti è superiore alla percentuale di cani ammalati.[/penci_blockquote]

Approfondimenti:

Se vuoi approfondire l’argomento Leishmaniosi, leggi Come difendere il tuo cane dalla Leishmaniosi canina

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