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Gatti sentinelle della nostra salute: PBDE e ipertiroidismo felino

di Redazione Quattrozampe

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Chi pensava che l’ipertiroidismo fosse una prerogativa umana, si sbagliava di grosso. Da qualche anno infatti, questa patologia è stata diagnosticata ad un numero crescente di gatti, quasi ad indicare l’origine di una vera e propria epidemia. Iniziato negli anni ’70, il fenomeno è gradualmente aumentato, colpendo oggi circa il 10% degli esemplari della specie, con una preferenza per i felini anziani.

Cosa comporta l’ipertiroidismo?

Fame costante e perdita di peso. Come nell’uomo, l’ipertiroidismo anche negli amici a quattro zampe comporta insaziabilità e deperimento costante, con gravi ripercussioni per loro e chi gli stia accanto. L’iperattività derivante dall’eccesso di ormoni prodotti, conduce ad una debolezza progressiva, in quanto i muscoli sono messi a dura prova 24h su 24. La patologia in genere si manifesta anche con tachicardia, diarrea e tremori.

I PBDE

Diversi studi hanno dimostrato la correlazione tra ipertiroidismo ed agenti chimici esterni. Sia il più recente pubblicato dall’Animal Endocrine Clinic di Manhattan, che l’indagine condotta dall’United States Environmental Protection Agency (U.S EPA), sostengono che i Polibromodifenileteri (PBDE) siano la vera causa del fenomeno. Si tratta di ritardanti di fiamma, utilizzati sino a qualche decennio fa per rivestire cuscini, divani, tappeti, imbottiture e persino computer. In tal modo le superfici potenzialmente infiammabili non avrebbero più costituito un pericolo. In compenso le funzioni tiroidee di persone ed animali venivano alterate silenziosamente. Questi composti infatti, presentano una struttura simile a quella degli ormoni tiroidei, per cui una volta assorbiti tendono ad inficiarne la produzione.

Gatti sentinella

Anche dopo il ritiro definitivo dal mercato nel 2000, sono stati registrati livelli più o meno alti di PBDE sia nel sangue umano sia in quello felino. Ultimamente è stata rilevata la presenza di questi composti anche nella placenta umana. Trattandosi di agenti assolutamente non biodegradabili, il cui smaltimento potrebbe impiegare decenni, non c’è da meravigliarsi. Secondo gli esperti, il ruolo degli amici felini in questo frangente, potrebbe essere determinante. I gatti domestici, vivendo in ambienti chiusi, dormendo sul pavimento e trovandosi continuamente a contatto con superfici a rischio, sono infatti decisamente più esposti dell’uomo. Un gatto ipertiroideo in sintesi, è il prodotto dello stile di vita e di precisi fattori endogeni. Esaminare la cartella clinica dei nostri animali potrebbe dunque allertarci, segnalando il pericolo imminente in casa e negli ambienti in cui viviamo.

 

 

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