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Avvelenamento da antiparassitari: cosa è e come si cura

di Redazione Quattrozampe

avvelenamento

Viviamo tutti, o quasi, sotto lo stesso tetto con cani e gatti. Una convivenza e promiscuità che ci può indurre a commettere degli errori nella somministrazione di antiparassitari contro pulci, zecche e simili, rischiando di causare un avvelenamento da antiparassitari. Cerchiamo di guardare sempre bene le indicazioni, perché la maggior parte degli antiparassitari adatti al cane sono nocivi per il gatto. Tra questi il più frequentemente impiegato “a sproposito” è il piretro, che può essere applicato mediante spruzzatori o con le classiche pipette spot-on da impiegare sulla cute.

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Come avviene e quali sono i sintomi

Il gatto si intossica sia per assorbimento transcutaneo che per leccamento del pelo umido. Già poche ore dopo potranno insorgere i sintomi, che saranno soprattutto neurologici: abbattimento, debolezza, tremori, convulsioni, neuropatie periferiche (paralisi) che potranno portare anche difficoltà respiratorie. A questa categoria di manifestazioni si associano spesso segni a carico dell’apparato digerente, come ipersalivazione, vomito, diarrea. Un’altra modalità di intossicazione nel gatto è questa: noi spargiamo antiparassitari nell’ambiente, lui cammina sulle superfici contaminate e poi ingerisce il tossico leccandosi i piedini nella sua quotidiana opera di pulizia. Questa modalità riguarda, oltre il piretro, prodotti come carbamati ed organofosforici, entrambi tossicissimi. Attenzione, quindi, ad usare qualunque tipo di disinfestante sul gatto o nel suo ambiente. È bene accertarsi che il composto sia tollerato dal gatto, per questo è importante leggere sempre prima accuratamente il foglio illustrativo.

Come si cura l’avvelenamento da antiparassitari

Un antidoto specifico contro l’avvelenamento da antiparassitari non esiste, per cui la terapia sarà complessa e richiederà ospedalizzazione: fluidi per diluire il veleno e disintossicare, farmaci gastro ed epatoprotettivi, atropina per controllare le secrezioni respiratorie e la saliva, benzodiazepine e/o barbiturici per i tremori e le convulsioni. Da non dimenticare il pericolo dell’eccessivo rialzo di temperatura che deriva dalle contrazioni muscolari, che andrà controllato per evitare l’edema cerebrale secondario.

Di Alessandro Arrighi
Foto ©Levent Konuk/Shutterstock

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