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I gatti dell’Ermitage

di Claudia Sugliano

I gatti dell’Ermitage
fotografie di Yuri Molodkovets

Già nel XVIII fu reclutato un piccolo esercito di felini per combattere l’attacco silenzioso dei topi alla dimora imperiale per preservare i capolavori dell’arte e i raffinati arredi. Oggi sono un’attrazione fondamentale del museo

L’Ermitage di San Pietroburgo è uno scrigno di tesori che evoca i fasti di un impero passato e, attraverso opere d’inestimabile valore, racconta con dovizia la storia dell’arte mondiale. Ogni grande museo ha i suoi segreti e l’Ermitage non fa eccezione, celando un aspetto meno conosciuto e davvero inconsueto nei suoi labirintici sotterranei. Parte di questi è, infatti, la dimora comoda e ben attrezzata di un piccolo esercito di gatti, a buon diritto divenuti membri dello staff di uno dei più celebri musei del mondo.

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I gatti dell’Ermitage
fotografie di Yuri Molodkovets

Decreto imperiale anti-topi

La storia inizia da lontano, addirittura nel XVIII secolo, quando Pietro il Grande, fondatore della città sulla Neva, nel 1724 portò dall’Olanda un gatto. In seguito sua figlia, l’imperatrice Elisabetta, terrorizzata dai topi che procuravano gravi danni agli interni dell’imperiale dimora, nel 1745 emanò addirittura un decreto “Sull’invio dei gatti a corte” in cui si ordinava di trovare nella città di Kazan gli esemplari più belli e più grossi, abili nel cacciare i topi…

Articolo pubblicato su Quattro Zampe di aprile 2022

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