Legge europea su cani e gatti: stop alla vendita nei negozi e più diritti
Arriva una svolta dal Parlamento Ue che ha approvato una bozza di legge europea su cani e gatti per proteggere gli animali domestici con regole più severe, comuni ai Paesi membri
La proposta di legge europea su cani e gatti, sottoscritta lo scorso giugno, punta a cambiare le regole in tutta l’Unione europea per tutelare milioni di cani e gatti. Tra le novità ci sono: divieto di vendita nei negozi, microchip obbligatorio, stop ai collari dolorosi, limiti alla riproduzione e controlli più rigidi per allevamenti e rifugi. Adesso inizia la fase successiva ovvero quella del confronto con il Consiglio europeo affinché la legge diventi definivita.

Microchip, banche dati e stop alle vendite nei negozi
La proposta di legge europea su cani e gatti introduce una semplice ma rivoluzionaria regola: ogni cane e gatto dovrà avere un microchip ed essere registrato in banche dati nazionali collegate tra loro. I cani e i gatti importati da Paesi extra-Ue a scopo di vendita dovranno essere dotati di microchip prima dell’ingresso nell’Unione europea e poi registrati in una banca dati nazionale. Ai proprietari che entrano nell’UE si richiede la pre-registrazione degli animali in una banca dati online almeno cinque giorni lavorativi prima dell’arrivo. Questa misura, oltre a favorire il ritrovamento degli animali smarriti, serve a contrastare il traffico illegale.
Secondo i dati della Commissione europea, attualmente nell’Ue ci sono 127 milioni di gatti e 104 milioni di cani, e circa il 44% delle famiglie possiede un animale domestico. Il mercato degli animali domestici vale 1,3 miliardi di euro all’anno e il 60% dei proprietari compra cani e gatti online: è facile per gli allevatori senza scrupoli spacciare cuccioli senza controlli, ma con il microchip e la registrazione si rende tutto più tracciabile e sicuro.
Altro punto forte della proposta di legge europea su cani e gatti è lo stop alla vendita dei cuccioli nei negozi di animali. Chi vorrà un cane o un gatto dovrà, quindi, passare da allevamenti autorizzati o rifugi, dove potrà scegliere con più consapevolezza e conoscere la provenienza dell’animale.
È stato, inoltre, dato un segnale forte contro la crudeltà, ovvero il via libera al divieto di legare gli animali, salvo nei casi necessari per cure mediche, e all’uso di collari a punte o a strozzo privi di dispositivi di sicurezza, che spesso causano dolore e paura agli animali.
Rifugi e allevamenti più responsabili
La proposta di legge europea su cani e gatti non dimentica chi accoglie, cresce e educa gli animali, allevatori e rifugi compresi. Tali strutture dovranno ottenere un’autorizzazione solo dopo controlli seri: igiene, spazi adeguati, cure veterinarie e personale formato saranno misure indispensabili per poter operare. Così si spera di rendere il sistema più trasparente e rispettoso: nessun rifugio abusivo o allevamento trasandato potrà sopravvivere, garantendo maggiore tutela agli animali e fiducia in chi desidera adottare.
Inoltre, il Parlamento europeo propone di vietare alcune pratiche considerate dannose per il benessere degli animali, come quella dell’accoppiamento tra consanguinei (genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli), con l’obiettivo di ridurre i rischi genetici nella prole.
Legge europea su cani e gatti: le reazioni delle organizzazioni a tutela degli animali
Il Parlamento Ue ha voluto mandare un messaggio chiaro in merito agli animali domestici: non sono prodotti ma compagni meritevoli di rispetto e cure uniformi in tutti i Paesi membri. Se dal negoziato con il Consiglio Ue sarà raggiunto un accordo, la legge diventerà realtà in tutta l’Unione europea, dando dignità a milioni di cani e gatti.
La Lav, la Lega Anti Vivisezione, ha accolto positivamente la proposta di legge europea su cani e gatti, sottolineando che “sarà fondamentale che venga confermato e rafforzato quanto deciso dal Parlamento, per garantire una normativa europea che metta al centro la tutela degli animali e non gli interessi economici di allevatori e commercianti”.
Un’altra importante voce del Terzo settore sul tema è quella dell’ENPA, l’Ente Nazionale Protezione Animali, che ha commentato la proposta Ue in toni favorevoli ma critici nei confronti della sua portata ancora modesta: “Serve una visione nuova, che parta da un presupposto semplice: gli animali non sono merce. Sono esseri senzienti. Le norme minime non bastano più: serve un cambio di paradigma. Se l’Europa vuole essere davvero d’esempio, non può continuare a muoversi a piccoli passi quando il tempo impone scelte coraggiose”.
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