Dottori pelosi, esperti di Pet-Therapy
Abbiamo già parlato del reparto pediatrico dell’ospedale Meyer di Firenze e dei suoi incredibili dottori a quattro zampe, Budino, Muffin e Cannella. Vediamo ora come funziona il lavoro dei “dottori” e che importanza ha per pazienti e ospiti.
Pet therapy preziosa in tutte le fasi

Ogni area dell’ospedale ha il suo cane
Francesca Mugnai, presidente di Antropozoa che da oltre quindici anni si occupa di pet therapy a tempo pieno, lo sa bene: “Abbiamo negli anni costruito un modello Meyer-Antropozoa: ogni luogo dell’ospedale ha il ‘suo’ cane d’elezione, integrando le qualità e le potenzialità dell’animale con le caratteristiche del reparto e dei bambini che vi vengono curati”. E quando in ospedale, a fianco a quelli con i camici, ci sono anche gli “operatori pelosi”, si innesca un fortunato meccanismo: “I cani della pet therapy fanno anche da catalizzatore sociale ”, prosegue Francesca, “intorno all’animale, infatti, non si attiva solo il bambino, e cioè il paziente, ma tutta la famiglia: ognuno di questi attori, in quell’incontro, costruisce qualcosa”.
Crescono nuovo legami
E così nascono legami nuovi, si gettano ponti che creano dialogo ed entrano in relazione tra loro bambini e famiglie (magari vicini di stanza) che fino a quel momento si erano ignorati. Per chi, come Antropozoa, di questo mestiere ha fatto un modello di riferimento per la pet therapy, è un vero successo.
Valore terapeutico dell’animale

di Benedetta Strappi
foto Giulia Righi
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