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Gorgona: un sogno con il fiato sospeso

di Redazione Quattrozampe

Gorgona: un sogno con il fiato sospeso

Quando sulla motovedetta delle guardie penitenziarie esci dal porto di Livorno ed entri in mare aperto cominci a respirare l’aria frizzante e sapida del mare. Lo sguardo si immerge in quel blu increspato dalle onde e, con gli occhi tirati, inizi a cercare all’orizzonte Gorgona. Sia Rachele che io, percorrendo strade diverse, abbiamo sentito il forte desiderio di incontrare questo luogo carico di suggestioni, affascinante e in pari misura inquietante, di certo frontiera e laboratorio di una nuova cultura nell’accogliere persone che hanno commesso reati e che devono uscirne migliori.

La più piccola isola della Toscana

L’isola di Gorgona, 220 ettari di superficie, è la più piccola e settentrionale delle isole toscane. Dal 1998 fa partoscano ed è l’ultima isola-carcere italiana dove i detenuti “a custodia attenuata” lavorano nella cura della terra e degli animali. Se si ha la fortuna di non impattare nel mare mosso, si gioisce quando la motovedetta entra nel porticciolo riparato. Lo sguardo si alza ad ammirare l’inerpicarsi pigro delle case scolorite dalla luce e il tripudio di una natura aspra e dolce che fa da cornice a questo suggestivo borgo. Sul lato destro, tronfia di sé e della sua storia, si può ammirare Torre Nuova, l’antica torre medicea oggi direzione del carcere.

2Non sembra un luogo di detenzione

Si sale a piedi e un po’ alla volta si coglie la mescolanza tra quel che rimane dell’antico paese e degli edifici destinati a carcere. Se non ci fossero gli agenti di polizia penitenziaria non si avrebbe la sensazione di essere in un luogo deputato alla detenzione. Passa infatti frequentemente un trattore, si vedono persone impegnate nei più diversi lavori. Sono detenuti che hanno chiesto e ottenuto di poter scontare la loro pena in questo luogo isolato, ma capace di restituire i ritmi della vita, un ruolo intriso di dignità, i profumi e i colori della terra, gli odori e il calore degli animali. L’unica residente fissa è Luisa Citti, ultraottantenne, che vive in compagnia dei suoi gatti accuditi con amore.

Detenuti tra agricoltura e animali

I detenuti, in tutto circa settanta, svolgono la loro attività nel settore dell’agricoltura, seguiti per diversi anni dall’agronomo Francesco Presti, coltivando ortaggi, curando gli olivi (come la varietà Bianca di Gorgona scoperta proprio da Presti), le viti e in varie occasioni utilizzando le piante aromatiche e officinali dell’isola, nicchia ecologica di notevole importanza con oltre cinquecento specie vegetali censite. Altri detenuti si dedicano alla gestione degli animali: qui si allevano bovini, pecore, capre, suini, volatili, cavalli, asini, api.

 Testi di Lino Cavedon – foto di Rachele Z. Cecchini

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