Uomini che ululano alla luna

di Redazione Quattrozampe

Uomini che ululano alla luna

L’uomo, il cane e la millenaria relazione che li unisce

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di Roberto Marchesini, Etologo e Direttore di SIUA, Scuola di Interazione Uomo-Animale

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MarchesiniPer scoprire la relazione con il cane è necessario sfuggire alcune tendenze molto pressanti nel nostro tempo e che tuttavia nascondono proprio le qualità migliori di questa alleanza millenaria. Vivere con il cane è stato qualcosa di più di una semplice simbiosi e tanto meno può essere ridotto a un mero sfruttamento zootecnico delle doti del lupo, è stato l’evento che ha dato avvio a un processo di contaminazione etologica e che ha fatto di noi quello strano animale culturale che impara dalle altre specie. Già Democrito sottolineava questa strana tendenza dell’essere umano ad andare a scuola dagli altri animali, come l’arte di tessere appresa dai ragni, ma già nel mito dei due centauri, Epimeteo e Prometeo, si legge in filigrana che le virtù inventive e tecniche o prometeiche dell’essere umano attingono al catalogo delle soluzioni funzionali che Epimeteo ha donato alle altre specie. Aristotele rilevava che le idee non fossero in un mondo immaginario ma risultassero nella concretezza dei viventi, che andavano conosciuti nella loro multiformità. Ma perché l’uomo è così imitativo nei confronti delle altre specie? La mia opinione è che molto lo dobbiamo al cane.

shutterstock_154964945Le occorrenze capaci di favorire l’ingresso del lupo nella comunità umana possono essere stante tante – dalla sinantropia di alcuni lupi alla raccolta di cuccioli – ma di certo l’adozione vera e propria attraverso il maternaggio, ossia l’allattamento al seno, non può essere stata che opera della donna e legata alla motivazione epimeletica. Una volta però che il lupo è entrato nel gruppo umano i nuovi cuccioli dell’uomo se lo ritrovano non più come animale estraneo o controparte (altro-da-me) ma come presenza affiliata e accreditata (altro-con-me). In altre parole il lupo assume un ruolo sociale, diviene un “quasi conspecifico”, capace di svolgere il ruolo di base sicura e di modello, cosicché il cucciolo umano apprende stili comportamentali non-umani che diventano tradizione culturale all’interno della comunità umana. Non è un caso se nelle coreografie di concertazione e negli schemi di gioco negli sport di squadra sono riconoscibili i rituali comportamentali di caccia dei lupi: siamo stati forgiati dal lupo e avviati da questo incontro a considerare gli animali dei maestri. Orbene la banalizzazione del cane che caratterizza la nostra epoca, con infantilizzazioni e talvolta derive nel ridicolo o nel pietismo, svuota questa partnership dei suoi contenuti, per cui pensiamo o diamo per scontato che sia sempre il cane a dover imparare dall’uomo e che noi non abbiamo nulla da apprendere da lui. Parliamo di gestione del cane, ci atteggiamo al ruolo di capobranco, pretendiamo l’ubbidienza e quasi quasi vorremmo insegnargli l’arte di seguire una traccia olfattiva. Il nostro sbandierato amore è condito di commiserazione e di sufficienza, ma soprattutto siamo impermeabili a quello che il cane ha da dirci.

Che bello sarebbe se l’uomo ritrovasse la gioia e l’umiltà di farsi condurre dal cane in una bella escursione in un bosco! Ma siamo forviati dall’antropomorfismo ossia dalla pretesa di considerare il cane un quasi-umano, sminuendo in tal modo la sua identità e perdendo le sue qualità più importanti. Altre volte ci spingiamo più in là e vorremmo “antropoformare” il cane ovvero renderlo in tutto e per tutto simile a un bambino o a uno dei tanti referenti umani che desideriamo sostituire attraverso il cane. Che dire poi della mercificazione, della cosificazione e della strumentalizzazione del cane? Abituati a smartphone, elettrodomestici, computer, automobili, etc. pensiamo che anche il cane possa alla fin fine essere equiparato a una macchina da controllare. Chissà che il cane ancora una volta non ci riesca a salvare dalle nostre follie!

Sai cosa è SIUA?

ABC_6029La Scuola di Interazione Uomo-Animale da vent’anni si occupa di ricerca sulla relazione attiva tra l’uomo e le altre specie, mettendo a punto specifici protocolli pedagogici nell’educazione del cane che hanno avviato una trasformazione profonda non solo in Italia in questo campo. All’inizio del XXI secolo ha fondato l’approccio cognitivo-zooantropologico basato su metodiche di apprendimento e attività pratiche esercitative ed evolutive che lavorano sulla crescita complessiva del soggetto e della coppia per favorirne l’adeguamento alle sfide della quotidianità.

Per integrare il cane in città e favorire le sue capacità relazionali e sociali è necessario un corretto indirizzo di sviluppo: rendere cioè il cane capace di stare in modo positivo e sereno nelle diverse situazioni che offre il contesto. Oggi le persone hanno bisogno di questo e richiedono educatori cinofili capaci di svolgere un’azione pedagogica e di consulenza della relazione. La formazione che SIUA offre si basa su un impianto teorico unico in Italia, realizzato in modo diretto dal professor Roberto Marchesini, etologo e fondatore della zooantropologia, autore di numerosi saggi pubblicati in Italia e all’estero sulla relazione uomo-animale. Altrettanto corposa e unica è l’attività pratica comprendente oltre 150 ore di attività sul campo con i migliori docenti di istruzione cinofila. Ogni corsista avrà un tutor che lo seguirà in modo diretto nell’esercitazione di circa 100 esercizi applicabili per raggiungere i diversi obiettivi. Questa forte attenzione per la didattica ha reso SIUA la scuola di eccellenza nell’ambito della formazione dell’educazione cinofila. Ai diplomati presso la scuola si aprono importanti strade per valorizzare il proprio lavoro.

 

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SETTEMBRE

  • ANCONA – 19/20 settembre
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