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Separazione e animali: cosa fare se la coppia si scoppia

di Redazione Quattrozampe

Separazione

Liti tra coniugi, l’amore finisce e inevitabilmente partono le pratiche per la separazione finendo in tribunale.
In caso di separazione di una coppia, che fine fa il pet che ormai è diventato parte integrante del nucleo familiare? Se sussiste la buona volontà degli ex-amanti di mettersi d’accordo, gli stessi ben possono disporre la collocazione dell’animale domestico, cane, gatto, coniglio, furetto o chi per esso.
Purtroppo, l’esperienza ci insegna che in tribunale ci sono cause perché ex-coniugi si contendono il possesso del cane o del gatto, senza escludere altri animali.

Decide il giudice

Il giudice si trova pertanto a decidere non soltanto sull’affidamento dei figli e a chi spetta la casa coniugale, ma pure sulla sorte dell’animale domestico.
La questione prospettata manifesta comunque una forma di amore ed interesse per l’animale domestico, in quanto, solitamente veniamo a conoscenza di casi di abbandono dell’animale, perché lo stesso non è più ben voluto, come pure la restituzione in canile di Fido a seguito della nascita di un bimbo in quanto i neo genitori ritengono tale convivenza impossibile..

Accordo di separazione

Dal punto di vista giuridico, è bene sapere che l’animale domestico può essere “oggetto” di un accordo di separazione e risultare nella spartizione dei beni tra gli ex-coniugi.
A questo proposito, famosa è la disposizione di un giudice del tribunale di Milano, chiamato al controllo di un accordo di separazione. Il magistrato ha confermato corretta la decisione presa dalla ex-coppia, mediante la quale i gatti di famiglia sono stati affidati alla donna, prevedendo per quest’ultima l’obbligo di provvedere al mantenimento e cura degli animali e garantendo in tal modo la continua convivenza dei gatti con la figlia minore presente in casa.

L’animale non è una cosa

Come previsto dal giudice in decreto, l’animale da compagnia non è una cosa, ma un essere senziente, dotato di diritti, ed è pertanto giusto decidere la sua collocazione e relativo mantenimento nell’ambito familiare. Il giudice ha pertanto confermato corretta la decisione presa dagli ex-coniugi, prevedendo il mantenimento dei gatti a carico della signora, mentre il concorso da parte dell’ex-marito per le spese straordinarie. La decisione indicata ha permesso di garantire una continua convivenza tra i mici e la figlia minore affidata alla madre, senza spezzare in tal modo il legale sentimentale tra la stessa e i felini di casa.

Liti tra la ex-coppia

L’affidamento dell’amato animale domestico talvolta può comportare anche liti tra la ex-coppia, soprattutto quanto una delle parti viene meno all’accordo preso. Il caso si riferisce alla detenzione di un bel Setter Inglese affidato, in sede di separazione consensuale, per due settimane a “mamma” e due settimane a “papà”.
La convivenza “periodica” con l’uno e con l’altro è perfetta se non che, in una calda estate, arrivato il turno della signora, del Setter non vi è traccia. La signora contatta, quindi, in maniera insistente l’ex-compagno per reclamare, correttamente, il proprio turno e viene a scoprire che il cane è in montagna con gli ex-suoceri. Per cui la signora si rivolge al proprio avvocato per violazione dell’accordo di separazione, chiedendo un intervento in sede giudiziaria per la tutela dei propri diritti.

Mediazione degli avvocati

La questione prende una piega favorevole e l’azione giudiziaria viene scongiurata grazie all’intervento di mediazione svolto dagli avvocati di fiducia. Il cane è rimasto in montagna con gli ex-suoceri per tutto il mese e, in cambio, alla signora viene accordato per iscritto, un successivo periodo di custodia più lunga, al fine di recuperare il tempo perso con l’amato quattro zampe. In questo caso, happy end, l’animale domestico ci ha solo guadagnato e il buon senso ha prevalso sugli interessi e sentimenti personali.

Violazione di un accordo

Ricordiamo, tuttavia, che la violazione di un accordo di separazione comporta una responsabilità e, la parte danneggiata, ben può pretendere mediante azione legale l’adempimento degli accordi presi, senza escludere la richiesta di risarcimento danni. Per questo si consiglia buon senso e attenzione, per tutelare il benessere dell’animale e rispettare i suoi diritti come essere senziente.

Coppie di fatto

E per le coppie di fatto? Il problema si presenta comunque e, purtroppo, al momento la tutela è sicuramente meno forte in mancanza di una legge ad hoc. Tuttavia, non si esclude la strada giudiziaria per reclamare il possesso del cane, del gatto o di altro animale “condiviso” dagli ex-amanti.

Meglio redigere un accordo privato

Il consiglio pratico che può essere dato per il momento è quello di “prevenire è meglio che curare”: redigere un accordo privato tra le parti mediante il quale si regolamenta la detenzione e il mantenimento dell’animale. Ovviamente meglio farlo prima di una eventuale “fine” del rapporto, proprio per evitare una contestazione successiva.

Problemi più frequenti col cane

I problemi più frequenti si riscontrano con il cane, in quanto la normativa sull’anagrafe canina impone, correttamente, la registrazione del cane a nome di una persona. La registrazione a nome di uno, tuttavia, fino a prova contraria, non rappresenta una causa di esclusione automatica della proprietà in capo all’altro membro della ex-coppia. Si consiglia, tuttavia, qualora l’anagrafe regionale di riferimento lo consenta, di fare una registrazione congiunta, ovvero di inserire anche l’eventuale ed ulteriore possessore.

di Claudia Taccani – Responsabile sportello legale Oipa Italia
foto di Shutterstock

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