Razze di moda: il trend passa e gli abbandoni aumentano

di Redazione Quattrozampe

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Il rapporto tra animali e moda risale fin dall’antichità. Un esempio di razze di moda? Gli antichi egizi amavano molto i Tesem, cani simili ai Levrieri, tanto che compaiono spesso nei geroglifici, bassorilievi, dipinti e in molte sculture. Per intenderci, il dio Anubi aveva le sembianze del Tesem. Questo cane veniva adorato, ma anche rispettato. Purtroppo  però non tutte le mode canine hanno seguito questi principi.

Dobermann e fama scomoda

Tra le razze di moda degli scorsi decenni troviamo il Dobermann. Negli anni Settanta in Italia i Dobermann iscritti all’Enci passarono da 394 a ben 6161. Dopo il 1983 si ridussero a 1404. All’epoca il Dobermann era il cane di moda, il “non plus ultra” del cane da guardia e da difesa, il terrore dei giardini.

Uno dei fattori che procurò la notorietà a questa razza, tanto che il possederne uno diventava uno status symbol, furono alcuni film come “La gang dei Dobermann”, “Il supercolpo dei 5 Dobermann d’oro”, “Zoltan, il cane di Dracula” e tanti altri, che avevano come protagonisti questi meravigliosi cani, rappresentati però come terribili e spietati killer. Da qui nasce l’ingiusta credenza di razza “pericolosa”. Chi sentiva il bisogno di una “macchina da guerra” al proprio servizio si comprava un Dobermann, e spesso dietro all’origine di questa scelta gli psicologi hanno riscontrato individui dalla personalità problematica, con mancanza di autostima, carenza di relazioni interpersonali e anche legate alla sfera sessuale.

Purtroppo ciò portò a un vero flagello nella razza, allevatori improvvisati per sopperire alla forte richiesta non si fecero scrupolo di accoppiare le fattrici con i figli, e via dicendo, generando una quantità di esemplari squilibrati, che spesso venivano trattati nel peggiore dei modi, percossi, mantenuti alla catena e resi appositamente aggressivi.

Il risultato fu che i giornali si riempirono di notizie allarmanti su aggressioni a causa di questi cani, e cominciarono gli abbandoni di proprietari incapaci nel gestirli. I canili erano pieni di Dobermann e nessuno si sognava di adottarli, il loro destino era segnato: passare la vita dietro le sbarre. La loro “fama” scomoda li aveva compromessi.

Al Pit Bull basta l’educazione

Stessa sorte toccherà negli anni Novanta al Pit Bull, diventando tristemente famoso per i combattimenti clandestini, e nello stesso tempo un cane di moda. È sicuramente una creatura fuori dal comune, un atleta: agile, potente, veloce e resistente. Al contrario di ciò che si crede con le persone è in genere molto socievole, affettuoso, sensibile, non ama la solitudine e tende a evitare i conflitti, soprattutto con l’uomo. Ma è difficile da gestire se non educato, richiede notevole esperienza, tempo ed energie da dedicare alla sua educazione, all’attività fisica e mentale, e non sopporta la solitudine. Ma soprattutto non si può costringere, neanche un cane, a rispettarci. Il rispetto si guadagna, non si impone.

Dalmata, vivace e giocherellone

Il boom dei Dalmata si scatena con l’uscita dei film “La carica dei 101”, “La carica dei 102” e via dicendo, e una moltitudine di bambini viene incantata dalla simpatia dei cuccioli maculati, e come spesso accade, per assecondare le richieste dei figli si prende un cucciolo. Dopo poche settimane di cure e attenzioni, il Dalmata viene accantonato come se fosse un giocattolo. Risultato? In quel periodo ogni anno centinaia di cani a pois vengono abbandonati.

È opportuno riflettere molto attentamente prima di prendere in casa una creatura, considerando soprattutto carattere ed esigenze. I Dalmata sono giocherelloni, vivaci, hanno bisogno di correre, di compagnia, la solitudine li rende ansiosi e distruttivi, e se si annoia diventa creativo: una ne fa e 101 ne pensa. Non sono adatti a vivere all’aperto, il pelo raso non costituisce una protezione sufficiente per l’inverno, nemmeno in una cuccia ben costruita.

Boom anche per Jack Russell e Border Collie, che triplicano il numero di presenze in Italia negli ultimi cinque anni per l’influenza di pubblicità e film, ma purtroppo crescono anche gli abbandoni in canile.

Akita Inu, un’altra moda

Il fenomeno si ripete con l’Akita Inu, la razza di “Hachiko, il protagonista della storia strappalacrime con Richard Gere. Diventa il cane del momento, tanto che raddoppiano le richieste di cuccioli di Akita, come confermano i dati Enci: nel 2006 gli iscritti all’albo erano 274, nel 2011 raggiungono quota 502. Purtroppo si sviluppano anche preoccupanti fenomeni di speculazione: i traffici di cuccioli di dubbia provenienza, in particolare dagli allevamenti dell’Est Europa, costretti a subire trasporti massacranti senza cibo ed acqua, non vaccinati e venduti in età riprovevole.

L’Akita non è un cane semplice, adatto a tutti, per questo gli allevatori sconsigliano questa razza come prima esperienza con un cane.

Voglia di mini cane: il Chihuahua

In questo momento lo show business è concentrato sui cani di piccola taglia, anzi piccolissima. È la corsa all’ultimo gadget modaiolo, il mini cane da portare in borsetta. Si tratta di creature miniaturizzate, grandi quanto una tazza di tè, spesso con gravi difetti genetici. Tra le prime a lanciare la “moda” è Paris Hilton con il suo piccolo Chihuahua Tinkerbell, segregato perennemente dentro la sua borsetta e ostentato a mo’ di trofeo. Il Chihuahua diventa la star del momento, amato e vezzeggiato dalle donne ricche e famose di tutto il mondo, che fanno a gara per esibirlo agghindato e sempre ostentato dentro una borsetta. Anche in Italia scoppia la mania del mini cane messicano, e da 800 iscrizioni nel 2002, oggi si contano 3452 ufficiali, senza valutare tutte le creature importate illegalmente dall’Est e da “canari improvvisati”. Purtroppo almeno duemila destinati a finire “imborsettati” per emulare le star di Hollywood.

Il cane non è un accessorio di moda

La gente è convinta che solo perché si tratta di cani in miniatura, richiedano meno esercizio, impegno e stimolazione mentale, negando a queste creature la possibilità di sviluppare un normale comportamento canino, rendendoli frustrati e stressati.

Questa tendenza deve essere combattuta il più possibile a partire dai bambini, ai quali va insegnato che il cane è un essere vivente, pensante che ha una dignità e che merita rispetto primo fra tutti, quello di camminare sulle proprie zampe. In Inghilterra si stanno moltiplicando in maniera esponenziale gli abbandoni di questi esemplari. Alcuni vengono ritrovati, ma molti muoiono di stenti. Nel 2010 la charity Blue Cross (associazione animalista) ha raccolto 177 cani di piccolissima taglia.

Come denuncia Chris Laurence, direttore di Dogs Trust, “Quanto sta accadendo è la dimostrazione di quanto siano sempre deleterie le mode che coinvolgono i cani, perché quando il trend passa, il numero degli abbandoni aumenta tristemente”.

Adottare un cane comporta impegno, sacrifici e responsabilità: è una decisione che non deve mai essere presa sotto zampa, perché un cane è per sempre.

Di Marinella Meroni

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