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Demenza senile canina: i sintomi e cosa fare

di Redazione Quattrozampe

Demenza senile canina

Uno dei modi migliori per salvaguardare gli “anni d’oro” dei nostri amici a quattro zampe è capire se il loro cervello sta invecchiando bene, oppure se manda segnali di eccessiva degenerazione come la demenza senile canina.

Di questo argomento ci parla Sabrina Giussani, medico veterinario esperto in comportamento animale.

Il cervello dei nostri amici animali invecchia come il nostro?

Assolutamente sì. Anche per loro l’invecchiamento è una fase delicata della vita. Si ammalano di più e, come succede ai nostri nonni, cambiano il loro comportamento. Il motivo sta nel cervello, l’organo più esposto alle trasformazioni della vecchiaia. Sotto il peso dell’età, le sue cellule (i neuroni) sono meno numerose, meno plastiche, meno efficienti nel mediare le funzioni di memoria, emotività e capacità di apprendimento, e ancor meno adattabili all’ambiente circostante. Sono queste modificazioni cerebrali (complessivamente note come “neurode- generazione”) che determinano i normali cambiamenti di comportamento degli amici senior. Sono meno desiderosi di muoversi, di farci le solite “feste” o di partecipare alla vita di famiglia, più irritabili, più attaccati alle loro abitudini. Non preoccupiamoci. I nostri vecchietti a quattro zampe non sono malati. Ci stanno solo comunicando che il viaggio nel pianeta della terza età è iniziato e che per questo hanno bisogno di noi, ancora più di prima.

Oggi si sente spesso parlare dell’Alzheimer dei cani o demenza senile canina. Ci spiega cos’è?

Tutti noi vorremmo per i nostri amici animali un invecchiamento “di successo”. Purtroppo, non sempre ciò avviene. C’è il rischio che cani (ma anche gatti) vadano incontro, specie in età geriatriche, a un invecchiamento cerebrale “patologico”: una forma anomala di neurodegenerazione, che le Neuroscienze accomunano oggi alla malattia di Alzheimer dell’uomo, e che anche nei nostri amici a quattro zampe determina un declino di memoria e funzioni cognitive, noto come “disfunzione cognitiva” o “demenza senile”. Quando ciò si verifica, i nostri anziani animali presentano delle alterazioni comportamentali, che possono compromettere la convivenza in famiglia, oltre che la qualità della loro vita “da senior”.

Come si accorge il proprietario che il suo cane (o gatto) sta invecchiando Demenza senile caninamale?

Per il bene dei nostri amici senior, dobbiamo diventare Sherlock Holmes. Prestare, cioè, attenzione ai “campanelli d’allarme” di un cattivo invecchiamento cerebrale, segnali-spia di forme degenerative analoghe alla demenza senile umana. Il nostro compagno di vita può mostrarsi esageratamente disorientato e confuso, perfino tra le mura domestiche. Può dormire tutto il giorno e, di notte, vocalizzare senza motivo. Può perdere le abitudini eliminatorie, diventare aggressivo o apatico. Può non riconoscerci più, cambiare abitudini alimentari o bloccarsi davanti alla porta di casa, posizionandosi dal lato sbagliato quando vuole uscire.

Cosa si può fare perché i nostri amici rimangano quelli di sempre, anche da senior?

Abbiamo tanti modi per aiutare i nostri vecchietti a quattro zampe nei loro golden years (anni d’oro). Se il nostro amico entra nella terza età (dai 10 anni per i gatti, dai 12 per i cani di taglia piccola e dai 7-9 per quelli di razze medie e grandi), non sottovalutiamo quei comportamenti che indicano la propensione verso la demenza senile, e segnaliamoli al veterinario di fiducia. Importante anche adottare misure preventive per proteggere e rinforzare la funzionalità del cervello. Mi riferisco a diete equilibrate e adatte alla terza età dei nostri amici animali. Alludo anche a strategie comportamentali e di “arricchimento ambientale”, ottimi sistemi per mantenere attive le funzioni cognitive e mnemoniche dell’animale anziano, contrastando la sua apatia.

La ricerca nel settore delle Neuroscienze ha, inoltre, reso disponibili nuovi metodi per garantire un buon invecchiamento cerebrale al nostro amico anziano. Uno di questi è la “neuroprotezione”, l’impiego di principi naturali capaci di proteggere le cellule cere- brali (neuroprotettori), controllando i meccanismi responsabili della neurodegenerazione. La sommi- nistrazione di alcune di queste sostanze (fosfatidil- serina, estratto di Ginkgo Biloba, resveratrolo, piridossina e alfatocoferolo) si è dimostrata ef cace sia nel migliorare la memoria e l’attività generale di cani “senior”, sia nel ridurre rapidamente i segni cognitivi e comportamentali di un cattivo invecchiamento cerebrale.

 

 

 

Contributo editoriale realizzato con la collaborazione di Innovet Italia

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