Pubblicità
Pubblicità

Lupi alle porte di Roma

di Redazione Quattrozampe

lupi in Italia

Non avrei mai immaginato che a pochi chilometri dalla mia città potessero vivere dei lupi. Precisamente tre lupi avvistati nell’oasi di Castel di Guido, alle porte della Capitale. E in esclusiva per Quattro Zampe, ne abbiamo subito parlato con gli “addetti ai lavori”, incontrando Alessia Delorenzis, responsabile dell’oasi Lipu di Castel di Guido, e Marco Antonelli, naturalista (nella foto qui sopra).

Lupi: minaccia oppure occasione?

Mi sono attivato per affrontare con loro un evento tanto prezioso quanto delicato, soprattutto in un momento in cui questo splendido esemplare è “sotto accusa”, sotto i riflettori di tutti. Dal Ministero dell’Ambiente, che sembra voler autorizzare una mattanza contro questo meraviglioso quattro zampe, alle inevitabili reazioni del mondo animalista e degli esperti di settore, che hanno espresso a gran voce il loro sdegno verso un simile vergognoso “provvedimento” governativo. Del tutto opposto a una doverosa politica di tutela che piuttosto bisognava adottare nei confronti di un esemplare a rischio estinzione per colpa dell’uomo.lupi

Perché questa nobile presenza

La nobile presenza di questi animali indica che può sussistere in un futuro non troppo lontano un nuovo nucleo, vale a dire, più di tre soggetti in quest’area. I pericoli che questi esemplari corrono non sono pochi, anzi. Il rischio di bracconaggio è molto alto, trattandosi di una zona limitrofa alla città. Ma oltre al pericolo di uccisioni per mano dei bracconieri, vi è il fenomeno del randagismo canino che mina la reputazione del lupo, perché alcuni cani “mal custoditi” (definiamoli così) formano dei branchi e occupano spazi di territorio che altrimenti ospiterebbero il lupo. Per non parlare di episodi non troppo sporadici di predazione rivolti a capi di bestiame che espone più facilmente il lupo a diventare un “capro espiatorio”, quando sarebbe più semplice controllare la riproduzione dei cani per evitare così di mettere a repentaglio la salvaguardia di questo nobile animale selvatico e quindi del suo habitat, compreso il benessere di tutte le altre specie. Un antico detto narrava: “una montagna che ospita un lupo, è di sicuro una montagna più alta”.

Pubblicità

Ma facciamo parlare direttamente Alessia Delorenzis, responsabile dell’oasi Lipu di Castel di Guido, e Marco Antonelli, naturalista.

Quanti lupi sono presenti nell’oasi?

lupiIl nostro monitoraggio iniziato due anni e mezzo fa, ci ha permesso di monitorare e censire tre lupi, tutti campionati tramite analisi del dna, due maschi e una femmina. L’oasi rappresenta un’area di neo perlustrazione. Siamo in un momento delicatissimo, perché i lupi stanno “studiando” l’habitat per iniziare a viverci. Ricordiamo che gli stessi nel 2010 avevano già provato a colonizzare l’area, ma purtroppo trovammo un maschio ucciso dai bracconieri con un laccio. Per questo motivo da allora abbiamo intensificato la sorveglianza, per far sì che i lupi trovassero un ambiente accogliente e salubre: solo così potranno iniziare a colonizzare questa zona.

Secondo voi, da dove provengono questi lupi?

Probabilmente arrivano dalla zona di Bracciano e Tolfa, dove già stanziano altri nuclei. Ma i lupi possono percorrere anche quindici chilometri in una sola notte, possono formare branchi anche a ottocento chilometri di distanza dal luogo di nascita. Quindi delineare un posto preciso di provenienza è pressoché impossibile.

Voi avete lanciato un allarme, sul fatto che i cani randagi danneggiano i lupi. Perché?

lupiBasta fare un esempio. Scena di caccia: siamo stati avvisati per la presenza di bocconi avvelenati, destinati a qualche animale che aveva creato dei problemi a un’azienda agricola, in un mese erano stati predati nove vitelli. Abbiamo messo delle foto-trappole e avviato un’indagine. Nelle registrazioni abbiamo notato solo cani e non lupi, fino al momento in cui, appostati, abbiamo visto questo branco di cani, ben quattro, che mangiavano una carcassa di vitello. Siamo rimasti noi stessi stupìti di come il consumo della preda avvenisse secondo una gerarchia molto simile a quella del lupo e il comportamento di difesa esattamente identica a quella lupina.

Il fenomeno del randagismo rischia di creare danni al lupo, direttamente accoppiandosi e generando esemplari ibridi inquinando, quindi, un patrimonio genetico di una specie selvatica, e indirettamente aumentano il conflitto con il lupo da parte degli allevatori che spesso credono sia il lupo ad uccidere i loro capi, quando invece sono i cani maltenuti. Come se non fosse abbastanza, c’è il fattore spazio: i cani occupano un territorio che dovrebbe essere popolato dal lupo e dalle loro prede. La presenza di cani mal custoditi genera un allontanamento massivo del lupo per competizione, diventando competitor non naturali. Ad oggi in Italia il problema più grande, insieme al bracconaggio, è il randagismo. Da sottolineare, tra l’altro, come ancora non sia diffuso l’uso corretto di cani da pastore per difendere gli animali da fattoria dai lupi, un metodo naturale che non reca danno, lasciato purtroppo in disuso.

Si può prevenire il bracconaggio? Come?

Con fototrappole, per individuare i bracconieri, monitorare e denunciare gli eventi alla polizia provinciale e, in generale, alle forze dell’ordine, ma serve un controllo maggiore del territorio. Essendo poche persone, è difficile monitorare tutto. Noi siamo in sei, oltre a giovani e preziosi volontari che ci aiutano. Serve un’opera divulgativa imponente e una riforma culturale partendo dalle generazioni più giovani.

Vostri eventi sul lupo?

L’anno scorso abbiamo promosso “L’ultimo lupo”, presentando Romolo, il nostro primo lupo ospitato, evidenziando le minacce che questo soggetto stava subendo. Abbiamo organizzato delle visite guidate all’interno del parco, analizzando feci, orme, fototrappole, vedendo l’emozione sulle facce dei bimbi e non solo.

lupiChe patrimonio porta la presenza del lupo alla comunità capitolina?

La presenza del lupo nel comune di Roma mancava da circa cento anni. Il suo ritorno dà un plus valore a tutti noi. Pensare che a quindici chilometri dal centro di Roma c’è il lupo è un privilegio. Ciò significa, come indicatore ambientale, che tutto quello che si trova sotto la piramide alimentare del lupo è sano. Una volta una persona disse: “una montagna in cui vive un lupo, è sicuramente una montagna più alta”.

Le attività principali dell’oasi di Castel di Guido?

Il primo obiettivo dell’oasi è la tutela del territorio, tentiamo di raggiungerlo con due strumenti: la ricerca scientifica, in modo da conoscere lo stato di conservazione della flora e della fauna così da scegliere delle azioni di gestione corrette, e l’educazione ambientale, per tutte le età, per condividere la conoscenza, stimolare una sensibilità collettiva per sostenere appunto la natura. A tal proposito, le visite guidate offrono un contatto empirico con le piante spontanee e gli animali selvatici, esperienza ormai sempre più rara per i romani. Infine, la divulgazione e la comunicazione sui social assumono un ruolo molto importante, un canale privilegiato per raggiungere anche persone lontane da questa realtà. Ed è fondamentale la sorveglianza antibracconaggio.

Quanto è ampia l’area da voi gestita?

Noi ci troviamo all’interno della Riserva naturale statale del Litorale Romano che ci ospita. L’oasi è grande 180 ettari situata all’interno della storica Azienda biologica Castel di Guido. La nostra missione è far convivere le specie selvatiche insieme alle realtà rurali che circondano l’Oasi, sottolinearne il beneficio reciproco. Un’opera ardua, ma possibile. La natura non come qualcosa di esterno, ma come una dimensione nella quale vivere pacificamente.

Quali specie ospita?

Ben 520 specie di flora autoctona e rimboschimenti svolti negli anni ’80 per la salvaguardia dalla lottizzazione. Come fauna importante vantiamo una colonia di dodici coppie di Nibbio bruno, oltre ad altri rapaci nidificanti, sia diurni che notturni, moltissimi anfibi, rettili come la vipera, il cervone. Tra i mammiferi spiccano i cinghiali, il tasso, la lepre, il moscardino, sino ad arrivare al lupo.

Foto eclusive della Lipu (Oasi Castel di Guido) che mostrano i lupi avvistati a Roma.

 

Per informazioni

ALESSIA DE LORENZIS

Le mosse del WWF

Sei specifiche azioni per salvare il lupo

  1. aumentare la lotta al bracconaggio;
  2. gestione del randagismo dei cani, per prevenire l’ibridazione con il lupo;
  3. applicare strumenti di protezione dei danni alla zootecnia;
  4. risarcimento completo dei danni agli allevatori;
  5. attuare una costante campagna mediatica per la tutela del lupo;
  6. vviare un monitoraggio della specie su scala nazionale.

www.wwf.it

 

 

 

di Mauro Bassano, educatore ufficiale Enci e presidente del Dog Village www.dogvillage.info
foto di Domenico Rastelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata.