Sanità animale in Italia: il boom del settore e la nuova centralità del tecnico veterinario
Il settore della sanità animale in Italia vive una rapida evoluzione: aumento di imprese veterinarie, nuove norme e domanda crescente di tecnici veterinari
La sanità animale Italia è oggi al centro di un profondo cambiamento. La crescente attenzione al benessere degli animali domestici, sempre più integrati nel nucleo familiare, sta trasformando il settore veterinario. Tra aumento delle imprese, richiesta di servizi specializzati e nuove figure professionali, come il tecnico veterinario, siamo di fronte a una vera rivoluzione sanitaria e culturale.
Sanità animale in Italia, un mercato in espansione
Negli ultimi decenni, l’integrazione degli animali domestici nel nucleo familiare è aumentata significativamente, con un impatto diretto sull’importanza attribuita alla loro salute e al loro benessere. Questa crescente considerazione si traduce in una maggiore richiesta di servizi veterinari di qualità e cure specialistiche.
Anche i dati confermano questa tendenza, evidenziando come il mercato della sanità animale in Italia sia in crescita. Secondo l’ultima indagine condotta da UnionCamere e InfoCamere, negli ultimi cinque anni il numero di imprese che operano nei servizi di cura per animali è cresciuto del 32%, con quasi 1.400 nuove attività. Anche i servizi veterinari registrano un forte aumento: +39,4%. Guardando al decennio 2014-2024, il settore nel suo complesso è rimasto stabile (+0,05% la variazione delle imprese), dimostrando una notevole capacità di adattamento alle trasformazioni indotte dalla crisi finanziaria e poi dall’arrivo della pandemia. In dieci anni le imprese dei servizi di cura sono quasi raddoppiate: +90,1%.
La svolta normativa per il tecnico veterinario
È all’interno del settore della sanità animale in Italia che si inserisce e assume sempre maggiore rilievo anche la figura del tecnico veterinario. Nata in America e diffusasi nei paesi anglosassoni e nordici, la professione è stata riconosciuta ufficialmente in Italia solo di recente. Questo riconoscimento è avvenuto grazie alla Norma UNI 11874 del dicembre 2022, ratificata il 30 aprile 2025.
“L’introduzione di questa norma ha dato un impulso significativo alla definizione della professione del tecnico veterinario, evidenziando, da un lato, un crescente interesse per la chiarificazione di un ruolo in costante evoluzione e, dall’altro, la mancanza di elementi cruciali per una sua completa istituzionalizzazione, come un ordine professionale dedicato e una formazione standardizzata”, precisa Francesco Albano, responsabile Formazione & Innovazione di ABIVET, azienda che dal 2000 eroga l’unico corso in Italia per tecnico veterinario ad essere Accreditato ACOVENE, riconosciuto dall’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) e che comprende anche la certificazione delle competenze e della formazione da parte di CEPAS Bureau Veritas.
Il tecnico veterinario è diventato il perno centrale del team sanitario, affiancando il medico in una vasta gamma di attività: dall’assistenza clinica diretta alla diagnostica di laboratorio, fino alla gestione amministrativa e organizzativa delle cliniche. È una risorsa preziosa che contribuisce in maniera significativa a migliorare la qualità delle cure offerte e l’efficienza complessiva delle strutture veterinarie, rendendolo una figura chiave nella sanità animale contemporanea.
Sanità animale in Italia: formazione, opportunità e sfide future
Il percorso per diventare tecnico veterinario in Italia prevede un biennio di studi intensivo, che si articola in 500 ore di teoria e 800 ore di pratica con tirocinio obbligatorio. Al termine di questo percorso, gli studenti devono superare un esame finale che comprende prove sia teoriche che pratiche. È possibile, però, accedere direttamente all’esame finale avendo maturato esperienza sul campo: requisito indispensabile è aver svolto la professione per almeno tre anni e presentare una certificazione (come, per esempio, un contratto di lavoro).
Il piano di studi del tecnico veterinario è piuttosto ampio e copre diverse discipline fondamentali, tra cui biologia, chimica, zootecnia, infermieristica veterinaria di base e anatomia animale. Tuttavia, nonostante l’elevata preparazione richiesta, la professione non è ancora regolamentata da un albo ufficiale. L’ATAV (Associazione Tecnici Veterinari Ausiliari) si sta impegnando per colmare questa lacuna, proponendo un registro dedicato che possa offrire maggiore tutela e riconoscimento formale.
“Dal punto di vista della formazione, la domanda di tecnici veterinari in Italia è in costante crescita. Le stime di settore mostrano che, negli ultimi cinque anni, il numero di professionisti qualificati è aumentato di oltre il 40%, superando quota 5.000 addetti. Ciononostante, il rapporto medio fra tecnici e medici veterinari nel nostro paese rimane di circa 1:6, mentre nel Regno Unito è già vicino a 1:1 e nei paesi nordici sfiora 1:2, evidenziando l’ampio potenziale di sviluppo che ancora ci separa dagli standard europei più avanzati. Anche il mercato del lavoro conferma la vivacità del settore: le principali bacheche e piattaforme di recruiting raccolgono ormai decine di nuove offerte ogni mese per questa figura professionale”, dichiara Francesco Albano.
Tutti gli indicatori suggeriscono che la professione del tecnico veterinario è una professione con un futuro promettente e in continua crescita. “Ci tengo a sottolineare che il percorso formativo è aperto a tutti, senza limiti di età o esperienze pregresse. Anzi, stiamo riscontrando un’elevata richiesta anche da parte di professionisti e lavoratori già affermati che hanno scelto di cambiare radicalmente il proprio percorso di carriera per dedicarsi a questa professione”, conclude Albano.
Fonte percentuali e i rapporti: stime Vet&Pet su dati FVE 2023, UNI/PD 45:2018, SalaryExpert e indagini di settore
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