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Un’altra chance per Devis

di Redazione Quattrozampe

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Devis è un cane che è stato incompreso, maltrattato psicologicamente e divenuto poi morsicatore a causa dell’uomo. Grazie a Oipa e al dog-trainer Simone Dalla Valle, ora ha una seconda chance

Per Devis il destino aveva scritto una storia in discesa. Senza ritorno. Per fortuna, gli uomini sbagliati incontrati nei suoi primi due anni di vita sono stati poi compensati da quelli giusti, come quelli dell’associazione Oipa Italia onlus e come Simone Dalla Valle, uno dei più affermati dog trainer italiani che da dieci anni lavora nei canili per il recupero dei cani con problemi comportamentali. Coinvolta anche l’associazione Animals Angels Novi onlus, con buona dose di amore, professionalità e tanta pazienza.

La storia di Devis

Ma partiamo dall’inizio. Alessandra Ferrari dell’Oipa contatta Simone Dalla Valle. E lui comincia un lungo percorso di riabilitazione che porterà Devis a recuperare la fiducia nelle persone. L’obiettivo è mostrare come un cane, se rispettato e approcciato con l’umiltà di chi lo vuole conoscere e non comandare, possa sbocciare e regalare quella gioia che chi condivide la vita con un animale ben conosce.

Anche se il nostro protagonista era stato adottato in casa, ha subìto un maltrattamento psicologico che lo ha trasformato in un cane “pericoloso”, arrivando a mordere addirittura cinque persone, l’ultima in modo più grave, durante un incontro per le scale del condominio. La sua storia dimostra che non basta accogliere in casa i nostri amici a quattro zampe. Bisogna sapere comunicare con loro, capire i loro segnali e soprattutto le loro esigenze. A Devis, che durante l’adozione è stato sbattuto su e giù per l’Italia come un pacco postale, era stato negato tutto: viveva ormai sempre rinchiuso e in quei pochi minuti d’aria concessigli, veniva strattonato col collare a strozzo ad ogni “sniffata”.

L’arrivo al canile di Tortona

Simone racconta ancora: “La sua ex-proprietaria ha deciso di abbandonarlo in canile”. Così Devis arriva a quello di Tortona, gestito da Animals Angels, che lo ospiterà per tutta la durata del percorso. Anche questa situazione pesa come un macigno sul povero Devis, e spiega perché il cane, smarrito e stressato, cerca più volte di aggredire Simone. “Quando ho visto Devis per la prima volta, il suo livello di stress e smarrimento era palpabile”, racconta il dog-trainer Dalla Valle. “L’uso della museruola a fascia e del collare a strozzo, attraverso il quale riceveva continui strattoni la maggior parte delle volte che si fermava ad annusare o cercava di raggiungere qualcosa, non lo aiutavano a rilassarsi e dopo pochi minuti di passeggiata Devis stava già sbavando, con la lingua di fuori. A quel punto il suo disagio nei confronti di ciò che lo circondava, compreso il sottoscritto, è esploso e, se fino a qualche attimo prima la sua strategia consisteva nell’abbaiare e cercare di allontanarsi, improvvisamente decideva di aggredire”.

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In casa, e non solo, non era compreso

Secondo la proprietaria questo atteggiamento è subentrato improvvisamente, ma in realtà durante la consulenza emerge una realtà del tutto diversa. Sin da quando aveva sei mesi, Devis ha da sempre mostrato segni di insicurezza verso le persone. E all’interno delle mura di casa le sue paure cominciavano ad assumere i toni di una sequenza aggressiva con abbaio e posture più sicure. Questi segnali non sono stati compresi né tantomeno affrontati dalla proprietaria, convinta fossero espressione di una spiccata territorialità. Se a questo si aggiunge che il cane svolgeva solo due o tre passeggiate al giorno di massimo venti minuti, durante le quali indossava un collare a strangolo e non veniva mai lasciato libero né impegnato in attività di alcun tipo, se non quella di abbaiare e tirare come un forsennato, è facile capire come si stesse preparando un mix esplosivo.

“Durante la passeggiata in cui ho incontrato Devis, il cane ha manifestato costantemente un alto livello di stress, insicurezza e reattività verso ciò che lo circonda. Un cane con queste caratteristiche, nonostante appaia ‘solo spaventato’, è del tutto normale che arrivi a mordere una persona o un suo simile. Ancora una volta rilevo non solo l’inutilità, ma anche gli enormi danni psico-fisici che causa l’uso del collare a strozzo. Purtroppo le strategie offensive (abbaiare, ringhiare, aggredire…) hanno spesso esiti più convincenti rispetto a quelle evitative (immobilizzarsi, tirarsi indietro…) e se le insicurezze del cane non vengono affrontate correttamente, non di rado il quattro zampe ‘improvvisamente’ tenta di mordere e si abitua a farlo. Ciò nonostante”, continua Dalla Valle, “Devis ha tentato più volte di comunicare con posture, movimenti e segnali calmanti non l’intenzione di aggredirmi, quanto quella di voler fuggire dalla situazione in cui si trovava”.

Recupero della fiducia

“Il suo comportamento”, continua a spiegare Simone, “è cambiato velocemente, palesando una crescente accettazione nei miei confronti. Poiché Devis ha continuato a dimostrarsi molto ‘reattivo’ nei confronti dei miei movimenti e suoni, ho pensato di introdurre l’uso del clicker per avere la possibilità di premiarlo anche quando si trova a distanza da me senza esternazioni che potessero turbarlo (come un semplice ‘bravo!’). Non ritengo che imporre la mia presenza, tanto meno la mia vicinanza sia una strategia che lo aiuti a rilassarsi e, quindi, a preferire un comportamento socialmente più accettabile. Questo è possibile lasciando al cane la possibilità di: 1) scegliere come comportarsi (mettendosi eventualmente in condizioni di sicurezza finché preferirà mordere). 2) abituarsi autonomamente alla presenza dello stimolo scatenante creando delle associazioni positive con lo stesso, tali da preferire dei comportamenti alternativi a quello problematico.

“Dopo due settimane ha iniziato a sbloccarsi e dopo tre mi ha fatto commuovere, davvero. Dopo un po’ che ero con lui nel box è venuto da me, mi ha annusato la faccia, mi ha leccato e si è girato per prendere la pettorina con la bocca e darmela, come per dirmi, guarda che mi fido, usciamo? Mi trattengo, cerco di non piangere, anzi, mi metto a ridere. Penso a quanti errori loro ci perdonano, a quante volte non ce lo meritiamo. Devis, meriti tutto l’amore del mondo”.

Di Maria Paolo Gianni

Foto Luca Spennacchio

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