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Il fisco: gli animali da compagnia sono “beni di lusso”

di Claudia Ferronato

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Per noi gli animali sono da curare e amare, per il fisco sono “beni di lusso” tassati come una Ferrari.
Sono esseri senzienti, se ci si accanisce con crudeltà vengono tutelati dal reato di maltrattamento.
In caso di abbandono è prevista la reclusione.
Ma quando si passa all’incasso, per il fisco gli animali da compagnia sono “beni di lusso”. Oggetti. Cose.
Scatta la tagliola di Stato: tassati al 22 per cento.
fisco tasse cane petsPer il proprietario è un salasso: si va dalle spese veterinarie, al cibo e a tutto quanto ruota attorno alla gestione quotidiana dei propri compagni pelosi.
A nulla vale la contraddizione evidente, che stride con il loro essere parte anche del welfare state o del principio di buona cura, di good care, espressa dalla professione veterinaria.
La pet therapy prevede l’impiego dei pet, con tanto di linee guida del ministero della Salute, con equipe
multidisciplinari che controllano gli interventi assistiti con animali: si ha a che fare con esseri viventi, se ne riconosce ufficialmente la valenza sociale e terapeutica.
Non sono auto lussuose, seconde case, ma quando si tratta di curarli, i principi cadono e si fa comodamente cassa sui proprietari.
EURISPES: 3 ITALIANI SU 10 HANNO UN PET
Dati Eurispes 2018: 3 italiani su 10 hanno un animale domestico in casa (32,4%), con la prevalenza di cani (63,3%) e gatti (38,7%), quindi uccelli (6,2%), conigli (5,9%), tartarughe (5%) e pesci (4,8%).
Un fenomeno quantificabile in milioni di animali.
E quindi milioni se non miliardi di euro di prelievo fiscale.
Se, infine, consideriamo che il 57,7% di chi possiede un animale domestico mantiene al di sotto dei 50 euro le spese mensili per prendersene cura e che aumenta, invece, il numero di chi spende da 51 a 100 euro mensili (il 31,4%,
erano il 15,4% nel 2017), si comprende la portata del prelievo alla fonte: il 22% di quanto si spende, quasi un terzo, è rappresentato da tasse!
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GIRO DI AFFARI DI QUASI UN MILIARDO DI EURO
Fino a oggi lo Stato non ha dimostrato alcun sussulto etico davanti a fior di petizioni (dalla Lav all’Anmvi), prese di posizione politiche, appelli del volontariato.
D’altra parte è “vincere facile” per l’erario: il fatturato dei prodotti per i pet nella grande distribuzione tocca il miliardo di euro nell’ultimo anno, il giro d’affari dei prodotti per animali domestici in farmacia è stato di 323 milioni di euro (rilevamento Iqvia). L’80% è costituito da farmaci e di questi il 40% da antiparassitari.
Poi in classifica seguono gli antimicrobici e i medicinali per l’apparato muscolo-scheletrico, perché cani e gatti invecchiano con noi (più 10,7% nell’ultimo anno).

SI DETRAE TROPPO POCO
Un altro aspetto estremamente penalizzante sollevato dalla Lav per chi vive con un animale è rappresentato dalle detrazioni Irpef.
Rientrano in questa accezione i costi sostenuti per le prestazioni medico veterinarie e per l’acquisto dei farmaci prescritti per animali detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva.
Nelle suddette spese rientrano anche gli esami di laboratorio eseguiti presso strutture veterinarie, mentre sono esclusi i farmaci senza prescrizione medica veterinaria, i mangimi e gli antiparassitari.
Il rimborso massimo ottenibile, indipendentemente dal numero di animali che vivono con il contribuente, è
pari a 49,06 euro, ossia il 19% della differenza tra il tetto massimo (387,40 euro) e la franchigia (129,11 euro).
Vediamo qualche esempio:
• chi spende fino a 129,11 euro non recupera alcun costo
• chi spende 130 euro, recupera 0,17 euro
• chi spende 150 euro, recupera 3,97 euro
• chi spende 300 euro, recupera 32,47 euro
• chi spende oltre 387,34 euro recupera 49 euro
(importo massimo detraibile)
La Lombardia è la Regione che ne fa maggior uso.
A ruota Piemonte, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Sicilia e Campania.

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MICHELAZZI: PIÙ ABBANDONI PER LA CRISI
Si spende quindi di più, ma nel contempo la crisi non aiuta.
Recentemente nell’appello dei volontari Oipa sui social per adottare i piccoli ospiti del Parco Canile di Milano, la direttrice della struttura sanitaria, Manuela Michelazzi (nella foto qui a sinistra), scienziata del comportamento animale ed esponente di spicco dell’Ordine nazionale dei medici veterinari, interpellata, ha confermato il crescente numero di ingressi.
La crisi economica trova spesso uno sbocco traumatico nel non poter più farsi carico dei costi del proprio animale.
Sul sito del Comune di Milano si trova anche la voce “Rinuncia alla proprietà di un cane o di un gatto” per gravissimi motivi.
Sarà il Comune a farsi carico del ricovero e di una adozione. Soluzione finale che potrebbe essere evitata se la civiltà passasse anche per la porta del fisco.

di Stefania Piazzo

 

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