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Il San Bernardo: un “santo” a quattro zampe

di Redazione Quattrozampe

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Gli manca l’aureola. In compenso da almeno due secoli ha un’aura leggendaria, conquistata in innumerevoli imprese nel soccorso in alta quota. Vero e proprio mito tra le razze canine, il San Bernardo, allevato dal Seicento presso l’Ospizio del valico italo-svizzero, unisce un fisico possente che gli dà forza e resistenza, a un carattere amichevole, come si conviene a un ottimo cane da compagnia

Quando Carine Zamprogno-Assis scioglie i guinzagli, la vitalità esplode incontenibile: corse a perdifiato nella neve, discese giocose sui ripidi pendii che declinano verso il lago e poi giù nell’acqua gelida. L’incontro con Ivoire, Xandy e Jill, tre femmine di razza San Bernardo, avviene nel posto migliore: siamo al Colle del Gran San Bernardo, il valico che mette in comunicazione la Valle d’Aosta e il cantone svizzero del Vallese, a pochi passi dal celebre Ospizio che dall’Anno Domini 1050 accoglie i viandanti, soccorrendo chi si trova in difficoltà. Carine è la custode dei quindici San Bernardo che in estate dimorano qui al Colle, a 2.500 metri di quota. Lavora per la Fondation Barry della non lontana Martigny, portando avanti, insieme ai suoi colleghi, una tradizione ormai plurisecolare. Sì, perché quel cagnolone enorme, robusto e dall’aria paciosa, che molti conoscono come indimenticabile protagonista della serie di film “Beethoven”, vive qui al Passo dal XVII secolo.

Quattro zampe da soccorso

In passato l’aspetto era diverso da quello attuale: era un grosso cane di montagna, ottimo guardiano per il bestiame. Ben presto, però, il San Bernardo cominciò ad essere impiegato anche nella funzione che l’ha reso celebre: il soccorso. Forte, resistente anche in condizioni estreme come possono essere quelle degli inverni alpini a 2.500 metri, capace di orientarsi anche nell’immensa coltre bianca, il San Bernardo divenne rapidamente un cane leggendario e, di fatto, un aiuto fondamentale per individuare i malcapitati dispersi in alta quota o travolti da paurose valanghe. Una fama che, nel corso dell’Ottocento, quando l’animale era noto come “cane Barry”, andò via via consolidandosi. Anche grazie a Barry. Barry, vissuto presso l’Ospizio tra il 1800 e il 1812, non fu certo il “capostipite” di questo molossoide, ma ne è stato e ne è tuttora il più celebre esemplare. Nei suoi anni di permanenza al Colle, Barry I (le cui spoglie imbalsamate sono conservate al Museo di Storia Naturale di Berna) salvò la vita ad oltre quaranta persone, creando attorno a sé un’aura di mito e di leggenda che contribuì non poco alla fama della razza. In sua memoria, da allora c’è sempre un esemplare di nome Barry presso l’Ospizio del Colle.

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Cane dottore per antonomasia

Se la sua abilità come cane da soccorso è celeberrima, forse meno conosciuto è l’utilizzo per l’assistenza terapeutica. Dal 2007, alcuni team della Fondation Barry si recano con regolarità in case di riposo e istituti sociali con alcuni esemplari: un gigante buono, dunque, al servizio della pet-therapy (e forse non è un caso che nella home page della Associazione italiana pet-therapy compaia proprio un San Bernardo). Ma i discendenti di Barry sono anche ottimi cani di prevenzione – la Fondazione del Vallese partecipa ai programmi organizzati dal Cantone per insegnare ai bambini la giusta condotta da tenere con i cani – sono perfetti accompagnatori per le escursioni in montagna e, grazie alla mole e alla robustezza, ottimi persino come cani da traino e da trasporto.

I San Bernardo e la Fondation Barry

Oltre a mantenere la tradizione dell’allevamento del San Bernardo nel luogo d’origine, la Fondazione è oggi considerata un punto di riferimento, nella Confederazione come pure nel mondo intero, per l’allevamento della razza, che è a tutti gli effetti parte del patrimonio culturale vallesano ed elvetico. Ma anche l’aspetto ludico ha la sua importanza. Un’escursione con i cani tra le montagne che circondano l’antico Ospizio fondato da Bernardo, arcidiacono di Aosta poi fatto santo, fa benesì ai cani, sempre ansiosi di poter scorrazzare tra neve e prati, ma fa bene anche ai visitatori. Già, perché il gigante dall’aria bonacciona e sorniona, con il suo testone, i suoi zamponi e le sue buffe lunghe orecchie all’ingiù, sempre pronto a sedere al fianco del turista, quasi compiaciuto, per una foto ricordo, mette indiscutibilmente di buon umore. E, con i tempi che corrono, non è poco.

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La carta d’identità

Nome: Cane di San Bernardo o, semplicemente, San Bernardo
Area di origine: Svizzera (Vallese). Dal 1887, anno in cui è stato definito lo standard di razza, è il cane nazionale svizzero Standard: Gruppo F.C.I. 2, Nr. 61
Origine storica: le prime documentazioni fotografiche risalgono al 1695 e si riferiscono ad esemplari presso l’Ospizio al Colle del Gran San Bernardo Varietà: due, una a pelo corto, una a pelo lungo
Caratteristiche generali: razza di grande mole, con testa imponente, notevole muscolatura
Altezza al garrese: 70-90 cm per i maschi, 65-80 cm per le femmine, ma alcuni esemplari superano abbondantemente queste misure
Colorazione del mantello: colore di base bianco, con pezzature castanorossicce di estensione molto variabile; alcuni esemplari presentano tale colorazione estesa su tutta la schiena e sui fianchi
Aspettativa di vita: 8 anni
Temperamento: tranquillo o vivace, sempre amichevole, piuttosto indipendente
Movimento: un’ora di passeggiata al giorno

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Di Sergio Mantovani

Foto di Iris Kürschner

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