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Eroi a quattro zampe: i cani delle unità cinofile

di Redazione Quattrozampe

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A volte sono i protagonisti dei più tristi fatti di cronaca, compagni insostituibili nella risoluzione dei casi o per scrivere il lieto fine di una brutta storia. Qualsiasi ruolo ricoprano, in protezione civile o con le forze dell’ordine, insieme al loro conduttore costituiscono un’unità cinofila, un binomio cane-persona che diventa inscindibile.

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Le attività di ricerca delle unità cinofile

 

Nella maggior parte dei casi si tratta di cani di proprietà, che vivono con i loro conduttori e che, insieme a quest’ultimo, sono addestrati nella loro specialità. Le principali mansioni delle unità cinofile sono la ricerca di dispersi, in superficie quando si tratta di persone scomparse, o su macerie, come nel caso del terremoto de L’Aquila; delle prime fanno parte anche i cosiddetti “cani molecolari” che anziché fiutare le tracce lasciate sul terreno, distinguono le tracce aeree (le molecole appunto) della singola persona. A questi si aggiungono poi le attività di ricerca tracce ematiche, ricerca soccorso in montagna o in valanga, salvataggio in acqua e i cani antiveleno. E ancora le unità cinofile dei corpi di Polizia, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Croce Rossa, Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) e tante altre associazioni più piccole, ma non per questo meno importanti.

 

Massima intesa

 

L’addestramento è mirato a creare una forte intesa tra il cane e il conduttore, elemento fondamentale e comun denominatore per la buona riuscita di una qualunque unità cinofila. Questo perché le tecniche e i segnali per capirsi nel momento dell’operazione devono essere imparati bene e apparire chiari per entrambi. Poi, a seconda della specialità che si sceglie, l’addestramento varierà e diverse saranno anche le caratteristiche fisiche e caratteriali del cane impiegato: per la ricerca in superficie sarà necessario un animale agile, in grado di coprire grandi superfici di territorio; per il salvataggio in acqua si prediligeranno razze che per natura hanno maggiore confidenza con l’acqua e che caratterialmente hanno un’indole pacifica che permetta loro di stare in mezzo a una grande quantità di persone e bambini; per la ricerca su macerie si preferiranno cani non di grossa mole, capaci di muoversi su superfici poco stabili e pericolanti.

 

In campo fin da cuccioli

 

La preparazione del cane inizia fin da primi mesi di età”, spiegaMaurizio Teofili, responsabile de Le Orme di Askan, gruppo cinofilo da soccorso. “Il cucciolo viene inserito nel gruppo che, oltre a socializzare con i membri dell’associazione, prenderà familiarità con il suo figurante (figura tecnica che possiede delle competenze specifiche in campo cinofilo, capace di esaltare i progressi dei cani del gruppo) con il quale percorrerà i primi passi rivolti alla ricerca.

 

Di norma, le primissime ricerche sono svolte dal cane che sarà impegnato a cercare (raggiungere) il proprio conduttore/ proprietario. Quest’ultimo con il passare delle sedute verrà affiancato dal figurante che col tempo prenderà il posto del conduttore. Rinvenuto il figurante, il cane verrà premiato per il lavoro svolto con un gioco o del cibo. L’identificazione da parte dell’istruttore e del figurante con il rinforzo/premio che il cane gradisce e preferisce rappresenta la base di partenza per la buona riuscita di tutto l’addestramento”

 

“In tutte le fasi addestrative, dall’insegnamento della condotta o degli esercizi di palestra (salto in lungo, salto in alto, ecc.) agli esercizi di obbedienza e alle ricerche dei figuranti, si pone molta attenzione al benessere del cane. Se alle unità cinofile chiedessero qual è il momento più emozionante nella ricerca”, conclude Teofili, “la risposta sarebbe sempre la stessa: quando il cane, entrando nel cono d’odore, frena repentinamente la sua corsa e si dirige sicuro e soddisfatto, completamente rianimato dalla fatica, verso un punto preciso. E il conduttore, col cuore gonfio d’orgoglio e un sorriso sulle labbra, attende il segnale del ritrovamento”.

 

Scuola Italiana Cani Salvataggio

 

E i cani bagnino invece? “L’addestramento delle unità cinofile da salvataggio Sics è particolarmente complesso, in quanto questi cani si trovano a lavorare in ambienti particolarmente sensibili, come ad esempio una spiaggia affollata”, spiega Roberto Gasbarri, responsabile Sics, sezione Tirreno. “Durante il loro servizio entrano in contatto con migliaia di persone, soprattutto bambini e famiglie (motivo anche questo per il quale il loro addestramento deve necessariamente essere perfetto) e svolgono un importante compito di educazione dell’opinione pubblica in merito ai temi dell’utilità del cane e della sua integrazione nella società.

 

Dal punto di vista operativo, invece, tutto l’addestramento è rivolto a creare una profonda capacità di intesa tra il cane e il conduttore, in modo che possano operare anche in ambienti carichi di distrazioni. Cani e conduttori”, continua Gasbarri, “sono addestrati a intervenire da qualsiasi mezzo di soccorso e con ogni condizione meteomarina. La presenza del cane permette di recuperare anche tre persone contemporaneamente, riducendo i tempi di intervento e garantendo anche maggior sicurezza per l’operatore stesso.

 

Tutto l’addestramento è effettuato attraverso metodi gentili in uno dei dodici Centri di Formazione Sics sparsi sul territorio nazionale”. La Scuola Italiana Cani Salvataggio è la più grande associazione a livello mondiale ad occuparsi della preparazione e dell’utilizzo operativo delle Unità Cinofile da Salvataggio, esiste da oltre 20 anni e ha contribuito a salvare centinaia di vite umane. Solo durante la scorsa stagione balneare ne sono state tratte in salvo 31 e per questo, pur essendo una associazione di volontariato, ha ricevuto per il secondo anno il premio Oscar della Sicurezza in Mare, assieme agli equipaggi navali della Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri e Vigili del Fuoco. 

 

Quali cani? Salvataggio in acqua: Terranova, Labrador e Golden Retriever associano importanti caratteristiche morfologiche e attitudinali, particolarmente adatte all’impiego prolungato in ambiente acquatico. Ricerca su macerie: il cane dev’essere molto agile e abbastanza snello da potersi muovere agevolmente in ambienti particolarmente difficili, come fabbricati crollati. Non deve necessariamente appartenere a una specifica razza. Tra i cani impiegati: Border Collie, Pastore Tedesco o il Labrador. Ricerca dispersi in superficie: ottimo fiuto e buona resistenza per percorrere diversi chilometri alla ricerca del disperso. Non è necessaria una razza specifica. Tra quelle utilizzate c’è anche il Pastore Belga Malinois.

 

Soccorso in valanga: oltre ad un fiuto eccellente, il cane deve avere le caratteristiche fisiche di forza e robustezza che gli permettono di operare in ambiente montano e clima freddo. Impiegati Pastori Tedeschi, Labrador, Pastori Belga Malinois e diverse altre razze. Antiveleno: gruppo di cani impiegati contro l’uso delle esche avvelenate. Tra i cani impiegati: Pastori Belga Malinois, Labrador e Pastori Tedeschi. Ricerca di tracce ematiche: sugli scenari di un delitto o alla ricerca di eventuali armi da taglio utilizzate. Vengono impiegate razze da caccia normalmente utilizzate per la ricerca della selvaggina ferita, come i Segugi. Cani molecolari: sono cani che mostrano una spiccata propensione alla discriminazione di piccole particelle odorifere rispetto all’ambiente circostante. Cani impiegati: Bloodhound o Cane di Sant’Umberto.

 

Di Federica Forte (riproduzione vietata)

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