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Mai più: il terribile record di Green Hill

di Maria Paola Gianni

Mai più: il terribile record di Green Hill

 

Green Hill ormai è sconfitta, lo sappiamo bene e ne siamo tutti lieti. Abbiamo parlato di questa terribile storia in molte occasioni e abbiamo anche elencato le loro molte colpe. Certe volte, però, bisogna indagare su azioni tanto deprecabili, raccogliere dati e informazioni, per capire, per sensibilizzare, per impedire che accada di nuovo.  Ecco il triste primato di questa “azienda”. Per dire: mai più.

Più di seimila Beagle morti in quattro anni

Tra il 2008 e il 2012 sono stati contati ben 6023 decessi, un numero esorbitante, a fronte dei 98 decessi registrati nel periodo successivo al sequestro, di cui circa una cinquantina quando i cani erano ancora nell’allevamento in attesa di essere autorizzati al trasferimento. Costava per loro di meno farli riprodurre in continuazione e sostituire così i “difettosi”. Basti pensare che un unico veterinario doveva occuparsi di circa 3000 Beagle. Dalle ore 18 alle 7 del mattino seguente tutti, sani e malati, erano abbandonati a loro stessi.

Sconfitti tre volte, la Lav esulta

Prima il sequestro, poi la confisca dei tremila cani e infine la nuova legge (26/2014) che vieta la riapertura. Condannati per maltrattamento i responsabili dell’allevamento. Dopo anni di battaglie antivivisezioniste, manifestazioni, petizioni e inchieste per fare luce anche su quanto accadeva a Green Hill, nel 2012 la Procura di Brescia ordinò il sequestro della struttura e di tutti gli animali presenti. I Beagle di Green Hill all’epoca erano destinati alla sperimentazione animale nei centri di ricerca e nelle università italiane ed estere. Tremila i cani messi in salvo da Lav e Legambiente, nominati custodi giudiziari, e affidati a famiglie di tutta Italia.

Vuoi saperne di più?

Abbiamo dedicato a Libera, una beagle salvata dall’allevamento Green Hill un ampio articolo pubblicato sul numero di luglio del nostro giornale. Se te lo sei perso, puoi recuperarlo scaricando la App e leggendolo sul giornale digitale, basta andare a questo collegamento.

 

a cura di Maria Paola Gianni

foto di repertorio, Shutterstock.com

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